Fin dal titolo Crialese ci mette sull'avviso: quel 'nuovomondo' scritto come una parola sola non è un luogo geografico preciso ma piuttosto un'idea, un concetto, un sogno. E infatti la chiave con cui racconta l'emigrazione verso l' America della famiglia Mancuso è antiromanzesca, tutta intimista. Sappiamo poco o niente di questi contadini siciliani che decidono, all'inizio del secolo, di lasciare la loro terra per imbarcarsi per New York. una misteriosa Lucy che chiederà l'aiuto di Salvatore per riuscire a mettere piede sul 'nuovomondo'. 'interno della stiva,vedendo le conseguenze che il violento rollio della nave ha sui passeggeri ammassati in terza classe, l'arrivo a Ellis Island è mascherato dalla nebbia (niente Statua della Libertà, niente skyline di New York).
Per Crialese l'emigrazione non è tanto una questione di Storia o di Politica, ma piuttosto di stati d'animo. è una lacerazione che avviene soprattutto all'inermo della propria anima, che trappa le persone le une dalle altre, tra chi è disposto ad accettare il nuovo (Salvatore si taglia i baffi) e chi invece non ne è capace (la madre che decide di tornare indietro), tra chi sarà capace di 'nuotare' nel latte di cui si favoleggia sia pieni i fiumi della California e chi invece perferisce restare fedele alle proprie radici.
Autore anche della sceneggiatura, Crialese preferisce parlare con le immagini e quella degli immigrati divisi all'improvviso dalla partenze della nave, come di un tutt'uno straziato da un improvviso squarcio, è di quelle che si stampano per sempre nella memoria.
(Paolo Mereghetti)
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